I PRONOMI PERSONALI

in "La solitudine"

 

Marco se n'è andato e non ritorna più.
Il treno delle 7:30 senza lui
è un cuore di metallo senza l'anima,
nel freddo del mattino grigio di città.
A scuola il banco è vuoto, Marco è dentro me,
è dolce il suo respiro fra i pensieri miei.
Distanze enormi sembrano dividerci,
ma il cuore batte forte dentro me...
 
Chissà se tu mi penserai,
se con i tuoi non parli mai,
se ti nascondi come me:
sfuggi gli sguardi e te ne stai
rinchiuso in camera e non vuoi
mangiare e stringi forte a te il cuscino,
e piangi, non lo sai
quanto altro male ti farà la solitudine...
 
Marco, nel diario ho una fotografia:
hai gli occhi di bambino un poco timido,
la stringo forte al cuore e sento che ci sei,
fra i compiti d'inglese e matematica.
Tuo padre e i suoi consigli: che monotonia!
Lui col suo lavoro ti ha portato via.
Di certo il tuo parere non l'ha chiesto mai;
ha detto: "Un giorno tu mi capirai".
 
Chissà se tu mi penserai,
se con gli amici parlerai,
Per non soffrire più per me,
ma non è facile, lo sai.
A scuola non ne posso più
e i pomeriggi, senza te,
studiare è inutile: tutte le idee si affollano su te.
 
Non è possibile
dividere la vita di noi due.
Ti prego, aspettami,
amore mio, ma illuderti non so!
 
La solitudine fra noi,
questo silenzio dentro me
è l'inquietudine di vivere
La vita senza te.
Ti prego, aspettami, perché
non posso stare senza te,
Non è possibile dividere la storia di noi due...