Con la parola Mafia si indicano,
in generale, tutte quelle organizzazioni
criminali che interferiscono con
la vita civile in tre modi:
- 1- Prima di
tutto le organizzazioni mafiose, in competizione con lo
Stato,
esercitano una vera e propria "sovranità illegale"
sul
territorio. La "legge" mafiosa permette alle organizzazioni
di controllare capillarmente, con l'uso privato della violenza
organizzata,
la vita economica di intere città. La Mafia
interferisce, ad esempio,
negli appalti delle opere pubbliche ed esige
contribuiti economici -il
cosiddetto "pizzo"- da commercianti
ed artigiani, in cambio di
una fantomatica "protezione".
- 2- In secondo luogo, le cosche mafiose
gestiscono tutte le attività
economiche dichiarate illegali
dalle leggi dello Stato: lo spaccio di droga,
lo sfruttamento della
prostituzione, il contrabbando di sigarette, il prestito
a usura. La
Mafia, grazie proprio al monopolio di queste attività
lasciate
"scoperte" dallo Stato può contare su di un grandissimo
potere economico.
- Le organizzazioni
mafiose, infine, si infiltrano nello Stato, tentando,
attraverso il
controllo di un notevole numero di voti, di fare eleggere
alle cariche
pubbliche uomini affiliati o comunque connessi alle cosche,
che possano
condizionare la vita politica del Paese.
Non
potendo esistere su di uno stesso territorio due poteri indipendenti
l'uno dall'altro e che perseguano interessi diversi, lo Stato Italiano ha
da sempre combattuto con vari metodi contro le organizzazioni mafiose,
tanto
attraverso gli organi di polizia quanto attraverso la politica di
aiuti
economici e politiche sociali nel Meridione. La Mafia ha reagito
all'attacco
da parte dello Stato scatenando a sua volta una guerra, che
ha portato all'assassinio
non solo di giudici, uomini politici, o
rappresentanti delle forze dell'ordine,
ma anche di giornalisti, che
più apertamente le si opponevano come
rappresentanti della
società civile.
Tra le vittime più note degli
attentati mafiosi negli ultimi
tempi si contano due magistrati che
godevano, proprio per il loro impegno
"in prima linea" nella
lotta contro la Mafia, di una grande popolarità
in Italia: i
giudici Giovanni Falcone e Nino Borsellino, entrambi uccisi,
insieme agli
uomini delle loro scorte, in due attentati perpetrati a distanza
di pochi
mesi l'uno dall'altro nel 1992. |
I giudici Falcone
(a sinistra) e Borsellino (a destra) |
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